Museo

Assessore alla Cultura: Dott.ssa Valeria TARGA Responsabile del Settore Cultura: Dott. Gregorio MARABESE

Il Museo ha sede in Piazza Vitt. Emanuele II

Contatti:
tel. 0425.52695
e-mail cultura@comune.badiapolesine.ro.it 

Orari di apertura al pubblico:
–  MUSEO CHIUSO PER RISTRUTTURAZIONE –

Il Museo Civico A.E. Baruffaldi aderisce al SISTEMA MUSEALE PROVINCIALE POLESINE
www.smppolesine.it

Il sito del sistema museale della provincia di Rovigo è entrato a far parte del “Portale della Cultura Italiana”;  il sito rivisitato e reso conforme alle linee guida per l’accessibilità, si integra nella rete della cultura italiana e in un più ampio circuito europeo.

Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha dato vita a Cultura Italia. Portale della Cultura Italiana, raggiungibile all’indirizzo web
www.culturaitalia.it

 

Servizi del Museo

L’ingresso al museo è gratuito

Su prenotazione, per gruppi, è possibile visitare il museo anche fuori orario di apertura: Tel. e Fax 0425.51923
Prenotazione visite scolaresche gratuite Tel. e Fax 0425.51923
Per la visita del museo le scolaresche possono chiedere l’assistenza della responsabile del museo

• Biblioteca
• Archivio Fotografico

Il museo organizza, grazie alla collaborazione con personale professionalmente preparato, laboratori didattici che si legano alle varie sezioni proposte dal museo destinati sempre alla scuola primaria e secondaria di primo grado.

 

Laboratori organizzati:

Dalla prima alla seconda guerra mondiale  1914  –  1945
Ti racconto il museo
Laboratorio didattico alla scoperta dei polesani che hanno partecipato ai grandi eventi della storia: Aldo Finzi, Giovanni Marinelli e Giancarlo Matteotti
Volare con fantasia

Volare con fantasia, costruiamo e coloriamo l’aquilone. Laboratorio per la scuola elementare

I mulini natanti sull’Adige

I mulini natanti sull’Adige. Percorsi di esplorazione didattica per la scuola elementare

Invito... al Cenacolo
Invito… al Cenacolo. Laboratorio sull’Ultima cena del Bonsignori per la scuola media

Materiale informativo e didattico

Pieghevole di presentazione del Museo Civico A.E. Baruffaldi
Pieghevole di presentazione del Museo Civico A.E. Baruffaldi
Guida per i bambini
Guida per i bambini
Le sezioni del Museo

Il Museo occupa il 1° e il 2° piano del palazzo ex Monte dei Pegni ed è costituito da 13 sezioni distribuite in 12 stanze:

Primo piano:

• Istituzioni civili e religiose
• Ceramica antica badiese
• Risorgimento
• Periodo Umbertino
• Avventure coloniali italiane
• Guerra 1915-1918

Secondo piano:

• Seconda Guerra Mondiale
• La storia più antica
• Caccia e fotografia
• Tempo libero
• Animali e fossili
• Il mulino dell’Adige
• Sala Bonsignori (raccolta pittorica)

A queste sezioni si aggiunge una quattordicesima sezione riguardante “Pesi e Misure” che si incontrano spostandoci dal primo al secondo piano. www.smppolesine.it
Per quanto è stato possibile, relativamente allo spazio, si è seguito un ordine di esposizione cronologico. In ogni sezione, protagonista è l’uomo, con i suoi entusiasmi, le sue fatiche, le sue paure, i suoi successi e insuccessi. L’aggancio con la storia della nostra città è costante.
I visitatori, in particolare gli studenti, si possono rendere conto che la storia studiata a scuola non è costituita da fatti avvenuti altrove, che non ci riguardano, ma che invece la piccola storia della nostra città e del Polesine è un tassello della storia più grande, quella che si trova sui libri. Nel museo possiamo vedere come il cittadino badiese ha percorso il suo cammino, partecipando alle vicende della “Storia Italiana”: Ivan Tardivello.

Cenni storici

Negli anni Cinquanta del Novecento il Prof. Ivan Tardivello inizia una raccolta di oggetti, foto e documenti che, grazie alla disponibilità dell’Amministrazione Comunale, nel 1968 viene esposta al pubblico in due piccole stanze del municipio.
Questa prima Raccolta Civica ben presto cresce e nel 1972 la raccolta viene trasferita in uno spazio più grande, sono due stanze della Biblioteca Civica, istituita da poco.
E’ solo nel 1977 che la raccolta iniziata dal prof. Ivan Tardivello prende corpo in una vera e propria istituzione cittadina: il Museo Civico che viene intitolato al badiese Antonio Eugenio Baruffaldi e ospitato nell’ex palazzo Monte dei Pegni, edificio di proprietà del comune situato proprio di fronte allo stesso.
Negli anni la raccolta cresce anche grazie alle diverse donazioni che gli stessi badiesi fanno all’istituzione culturale che è diretta con vera passione e amore dal suo fondatore e curatore, aiutato in questo grande lavoro di allestimento delle varie sezioni, solo ed esclusivamente dall’azione del volontariato di tante persone che si sono impegnate nel far crescere il museo.
Oggi il Baruffaldi occupa i due piani del palazzo ex Monte dei Pegni suddiviso in tredici sezioni tematiche, dispone inoltre di una sala conferenze ( 50 posti) dotata di moderne attrezzature (computer, videoproiettori, ecc.), sala che si trasforma facilmente in aula didattica per accogliere i laboratori che abitualmente vengono organizzati per le scolaresche.Antonio Eugenio Baruffaldi, ( Badia Polesine 1862 – Vicenza 1944)
Il lavoro lo porta ad occupare il posto di impiegato postale a Badia Polesine e successivamente a Padova e a Vicenza, Pur lontano dalla sua amata città natale e dal Polesine, per tutta la vita si dedica con passione alla ricerca storica sulla sua terra d’origine pubblicando diversi scritti.
L’archivio del Museo si è arricchito negli anni Novanta del secolo scorso del fondo Baruffaldi, conservato fino ad allora a Vicenza e donato all’istituzione cittadina dagli eredi. Tra il materiale ricevuto, oltre a diversi volumi appartenuti alla sua biblioteca, interessante e importante è una cospicua raccolta di lettere di studiosi di storia locale con i quali il Baruffaldi era in corrispondenza: Pio Mazzucchi, Jacopo Zennari, Antonio Cappellini e Alessandro Carlo Bellettatto.
Domenica 1 ottobre 2006 , è stato intitolato l’Archivio Fotografico del Museo Civico A.E. Baruffaldi al prof. Ivan Tardivello, fondatore del museo ed anche donatore di tutto il ricco patrimonio fotografico lasciato allo stesso museo.
Per la maggior parte sono negativi su lastra, negativi BN e stampe in BN, tutte immagini della nostra città. Molte immagini sono state scattate anche dal Prof. Ivan Tardivello dagli anni del dopoguerra fino agli Novanta dello scorso secolo.
Per l’occasione l’Avv. Vielmo Duò ha ricordato il prof. Ivan Tardivello, scomparso nel settembre 2005.

 

RICORDO DI IVAN TARDIVELLO, a cura dell’Avv. Vielmo DUO’

Il 27.09.2005 decedeva il Prof. Ivan Tardivello.
Oggi, nell’intitolare l’Archivio fotografico a suo nome, desideriamo ricordarlo e richiamare alla nostra memoria chi è stato e quale importanza ha avuto nella nostra Città e nella nostra Provincia.
Alcuni cenni biografici:

• 27 dicembre 1924 nasce Ivan Tardivello
• 1945 Diploma “Magistero” conseguito presso l’Istituto d’Arte ai Carmini di Venezia – titolo “Professore di Pittura decorativa”
• 03 luglio 1947 Diplomato all’accademia Belle Arti di Venezia, allievo di Bruno Saetti e Virgilio Guidi
• Insegnante di Disegno
• 1966 Primo Presidente della Pro Loco di Badia Polesine
• Dal 1956 al 1955 Ispettore Onorario della Soprintendenza ai Beni Architettonici del Veneto
• Socio del Centro Palesano di Studi Storici, Archeologici ed Etnografici di Rovigo
• Socio corrispondente dell’Accademia dei Concordi di Rovigo

Essi ci indicano le tappe ufficiali della sua vita, ma nulla ci dicono di ciò che ha realizzato e di ciò di cui si è occupato. La sua non fu una vita facile. Negli anni della seconda Guerra Mondiale, lavorò con dedizione nella storica bottega artigianale del padre Valentino. Era il più anziano di otto fratelli e contribuì, con il suo lavoro, alle necessità della sua numerosa famiglia. Poi, insegnò alla Scuola Media di Lendinara, ove divenne Vice-Preside e, successivamente, alla Scuola Media della nostra Città.
Da sempre, coltivò l’impegno culturale per Badia e la passione per la pittura. Fu un appassionato studioso della storia locale ed effettuò numerose pubblicazioni.
Nel 1963, acquistò, assieme a due amici, l’ultimo Mulino sull’Adige (poi travolto da una piena) ed in questo Museo se ne conserva il modello in legno. Quale primo Presidente della Pro Loco, nel 1966, assieme al Prof. Giovanni Beggio ed al Rag. Gino Stefani, diede vita alla Prima Sagra degli Aquiloni, sulle rive dell’Adige. A tutti è noto quale successo abbia avuto questa Manifestazione, che ha raggiunto importanza nazionale.
Nel 1969 fondò, assieme alla Prof.ssa Marina Guerra e a Mons. Guido Stocco ed al Prof. Arturo Rossi, la Biblioteca Civica Bronziero. Nel contempo, si interessò in modo determinante per il Teatro Sociale e per l’Abbazia della Vangadizza. Ma non si occupò solamente degli aspetti culturali. Trovò il tempo per occuparsi di problemi sociali.
Alla fine degli anni ’70, prese la guida della storica Società Operaia, vecchia solo di anni, ma giovane per gli scopi di solidarietà che ancor oggi offre per il mondo del lavoro e delle modeste professioni, e diede alla stessa notevole impulso.
Istituì due borse di studio annuali per gli studenti della scuola Enzo Bari. Tali borse di studio, da assegnare preferibilmente a studenti badiesi, vengono tuttora erogate. Il sogno del Professore era quello di creare un Museo locale.
Nel 1968, presso alcune sale del Municipio, venne inaugurata la “Raccolta Civica”, frutto delle ricerche del Professore.

Finalmente, il 12 giugno 1977 venne inaugurato il vero e proprio Museo, in questa sede. Di anno in anno, le sue sezioni e la sua dimensione aumentarono. Fin dall’inizio egli ne è stato Direttore e tale qualifica ha mantenuto fino alla morte, in modo assolutamente gratuito.
Alessandra Mottola Molfino, direttrice del settore Musei e Mostre del Comune di Milano, recentissimamente ha scritto:

“E’ il piccolo museo che racconta e preserva la storia dei luoghi. Nell’epoca della cultura planetaria, globalizzata, quando non è più necessario raccogliere nei pochi centri del sapere delle città capitali grandi biblioteche e grandi musei enciclopedici (perché questo compito è svolto dalle reti d’informazione telematica, dalle infostrade che portano a casa tutte le conoscenze del pianeta) diventa invece indispensabile riconoscere (e approfondire) le diversità e le specificità dei singoli Paesi e anche delle minime storie culturali: presentare cioè nei luoghi, nei contesti, nei paesaggi dove sono nati i beni culturali che a essi appartengono, in piccoli musei che permettono di rivivere ogni speciale e particolare genius loci”.

Con anticipo di molti anni, rispetto a questa attuale concezione, il Prof. Ivan Tardivello aveva intuito l’importanza del Museo locale.
Ma il Prof. Ivan Tardivello è stato anche un grande pittore.
Della sua pittura è stato detto:

“….Tardivello utilizza, per fissare le emozioni, un grande mezzo: la luce. La sua pittura è tutta giocata su un particolare valore della luce, ottenuto attraverso impasti cromatici combinati in maniera tale da sprigionare un’intensa luminosità. Sono impasti utilizzati in funzione tonale con pennellate fluide che generano una luce diffusa, avvolgente.
….Per Tardivello l’esistenza è sostenuta da tanti momenti magici, irripetibili che si possono fermare e trasmettere attraverso l’arte. Così può credere che l’arte riesca ad annullare l’attimo fuggente nel bagliore della contemplazione. Per questo continua a dipingere la luce che si posa sul tempo”.

Ed ancora:
“….Per la pittura di Ivan Tardivello scelgo un aggettivo: limpida. Limpida è infatti non soltanto l’impostazione tecnico-esecutiva, ma anche l’ideazione mentale. In un mondo nevrotico e convulso come l’attuale, in cui prevalgono le sofisticazioni estetiche e morali, Tardivello si presenta con la chiarezza classica di un discorso che va al di là dei limiti formali per diventare discorso etico”.

Ricordare Ivan Tardivello è difficile e complesso per tutte le attività alle quali si è dedicato, per tutto il lavoro che nella sua vita ha espletato, per la sua particolare personalità ricca di sentimenti e di passione.
Ma è anche facile. Perché è facile parlare di un uomo buono e giusto. Egli ha amato Badia, ha amato l’arte, con semplicità e linearità. Ha amato la Biblioteca, il Museo, con l’innocenza di un fanciullo. Era un artista che andava dritto al cuore e la sua pittura donava un senso di serenità. Ciò, perché egli aveva una grande ricchezza interiore che manifestava con le sue opere.

In un suo scritto del 1997 su questo Museo, scriveva così: “L’intento del Museo è quello di capire l’uomo, ponendo particolare attenzione al suo passato”.
Quello scritto si concludeva così: “Avrei il desiderio di definire la nostra istituzione come atto di amore verso la nostra terra, verso la nostra gente e rilevare l’atteggiamento che è stato sempre presente nel lavoro al nostro Museo: la costante ricerca dell’uomo”.

Per la signora Iva, per i figli Chiara e Carlo, per i fratelli Elda, Diva, Mary, Nice, Tito ed Aldo, forse, questa è una occasione che fa sentire ancor più il dolore di una perdita.
Tutto passa nella vita. Anche le persone più care se ne vanno e noi sentiamo il vuoto della loro mancanza. Il ricordo di loro, di particolari della loro e nostra vita ci porta conforto.
Cari familiari di Ivan Tardivello, noi viviamo in una città dove rilevanti ed importanti opere parlano di lui, dove continuano, fiorenti, iniziative da lui intraprese. Siamo riuniti in questo splendido Museo, voluto da lui, nel quale ha passato, senza nulla chiedere, tante ore della sua vita. Questo, sia per Voi motivo di conforto, di serenità e, nella fede, anche di speranza. Tutti noi, nell’intitolare l’Archivio Fotografico al Prof. Ivan Tardivello, ci uniamo affettuosamente a Voi, nel ricordo e nel rimpianto.

Pagina aggiornata il 17/09/2024

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